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Questo è il numero 14 del 2025, riferito alla settimana che va da lunedì 14 aprile a domenica 20 aprile. Per qualsiasi commento, critica o lode, contattaci attraverso la mailing list del gruppo promozione.

Notizie da Ubuntu

È stata rilasciata Ubuntu 25.04 “Plucky Puffin”

L'attesa è finita. Possiamo dare finalmente il benvenuto a Ubuntu 25.04 “Plucky Puffin”. Con questo traguardo Canonical inaugura una nuova tappa nella continua evoluzione della distribuzione GNU/Linux più popolare al mondo, confermandosi ancora una volta all'avanguardia nel panorama open source. Questa release si contraddistingue per un'attenta e particolare ottimizzazione dell'intero sistema, una modernizzazione dell'aspetto grafico, sino ad arrivare ai classici aggiornamenti, che fanno quasi pensare di avere davanti una versione LTS. Eppure così non è. Ma ciò non toglie che la cura posta nei dettagli da parte del team di sviluppo e l'adozione di tecnologie moderne sia un nuovo terreno fertile per fornire una base stabile per le varie innovazioni future. Ma andiamo al sodo. In questi mesi abbiamo parlato - sempre su questa newsletter - di tutte le novità che caratterizzano questa versione, in primis l'introduzione del desktop environment GNOME 48, che porta con sé un'esperienza d'uso più fluida e rifinita, migliorando sensibilmente la gestione delle notifiche e rendendola più razionale, nuove funzionalità come la gestione migliorata dei file recenti e dei dispositivi di rete e un'interfaccia utente più pulita. Ma non si tratta solo di estetica: anche sotto il cofano ci sono cambiamenti notevoli, con l'ingresso del kernel Linux 6.8, che introduce importanti migliorie in termini di performance, supporto hardware e gestione energetica, rendendo Ubuntu 25.04 particolarmente adatto sia a laptop moderni sia a server e workstation. Da sottolineare anche l'adozione definitiva del formato di pacchetti Snap per numerosi componenti fondamentali del sistema e per l'installer del sistema, basato su Flutter, che segna una nuova era per l'installazione di Ubuntu. Inoltre, sebbene il nuovo installer sia ormai maturo e affidabile, è ancora possibile optare per quello legacy, il che mostra come Canonical sia attenta a garantire una transizione fluida per tutti i profili di utenti, dai neofiti agli amministratori di sistema.

Non manca il consueto aggiornamento della suite di software preinstallati, con Firefox (in versione Snap), LibreOffice e Thunderbird aggiornati alle ultime release stabili, mentre sotto il cofano troviamo, GCC 14 e Mesa 24, PulseAudio 17.0 e PipeWire 1.0, componenti cruciali per le performance generali del sistema (audio e grafico), lo sviluppo software e l'accelerazione grafica. Inoltre, lo stack grafico beneficia ora del supporto ufficiale per le sessioni Wayland anche su driver NVIDIA, una svolta storica, che migliora sensibilmente l'esperienza su hardware proprietario. Ubuntu 25.04 rappresenta un rilascio perfetto per chi desidera una versione aggiornata, performante e aperta all'innovazione senza compromettere la stabilità, pur sapendo che il supporto sarà garantito fino a Gennaio 2026. Con questa versione, Ubuntu continua il suo percorso di evoluzione costante, offrendo un sistema operativo che non ha paura di sperimentare e rinnovarsi, pur mantenendo quella solidità che milioni di utenti hanno imparato ad apprezzare in questi anni. Per concludere, è possibile scaricare Ubuntu 25.04 per dispositivi Intel/AMD a 64 bit direttamente dalla pagina ufficiale del sito Ubuntu-it, ricordando che l'immagine ISO per desktop pesa circa 6 GB, quindi si dovrà eseguire una live su una chiave USB da almeno 8 GB. Buon divertimento!

Fonte: canonical.com

Fonte: omgubuntu.co.uk

Fonte: 9to5linux.com

Come aggiornare a Ubuntu 25.04 "Plucky Puffin"

L'arrivo sulle strade di Ubuntu 25.04, segna un nuovo capitolo nel continuo perfezionamento dell'esperienza Linux desktop offerta da Canonical e con ogni nuova versione la comunità si chiede quale sia il modo più sicuro, veloce ed efficace per effettuare l'aggiornamento. Aggiornare a una nuova release di Ubuntu non è solo un passaggio tecnico: è un'opportunità per accedere a nuove funzionalità, un kernel più recente, ambienti desktop aggiornati e migliorie generali in termini di stabilità, sicurezza e prestazioni. Prima di procedere, tuttavia, è fondamentale affrontare il processo con consapevolezza, adottando alcune buone pratiche che rendono l'upgrade un'operazione lineare e priva di sorprese spiacevoli (che spesso possono accadere). Allora, il primo passo imprescindibile per chiunque stia pianificando l'aggiornamento a Ubuntu 25.04 è il backup dei propri dati. Anche se la procedura di upgrade è pensata per preservare impostazioni e file personali, è sempre raccomandabile salvare documenti, progetti, configurazioni e qualsiasi informazione importante su un supporto esterno o su un servizio cloud. Un backup completo non è un segno di sfiducia, ma una misura di responsabilità.

Una volta messi al sicuro i propri dati, bisogna accertarsi che la versione installata di Ubuntu sia completamente aggiornata. Questo si può fare facilmente, aprendo il terminale e digitando il comando:

sudo apt update

seguito da sudo apt full-upgrade. Questo passaggio è importante, come lo è l'assicurarsi che non ci siano pacchetti bloccati o conflitti irrisolti che potrebbero ostacolare l'aggiornamento: in caso di dubbi, uno sguardo a sudo apt autoremove e sudo apt clean può aiutarci a pulire il sistema da file temporanei e dipendenze obsolete. L'aggiornamento vero e proprio può, come sempre, avvenire in due modi: tramite interfaccia grafica oppure via terminale (la scelta di queste due modalità è rapportata all'esperienza di utilizzo del sistema operativo). Per chi utilizza Ubuntu con ambiente desktop GNOME, Canonical fornisce lo strumento integrato "Software Updater", che rileva automaticamente la disponibilità di nuove versioni. Quando Ubuntu 25.04 diventa ufficialmente disponibile per l'upgrade - in genere qualche giorno dopo il rilascio, per dare tempo di risolvere eventuali problemi iniziali - lo strumento mostrerà un messaggio informativo che guiderà l'utente nel processo di aggiornamento passo dopo passo. Per gli utenti più esperti, invece, il metodo via terminale può risultare più diretto e veloce. Basta eseguire il comando sudo do-release-upgrade all'interno di un terminale per avviare l'aggiornamento alla nuova release, oppure sudo do-release-upgrade -d per forzare l'aggiornamento anche se la versione non è ancora segnalata ufficialmente come disponibile (opzione usata tipicamente da sviluppatori e tester).

Va inoltre ricordato che gli utenti di Ubuntu 24.10 “Oracular Oriole” sono i candidati ideali per l'aggiornamento diretto, in quanto Canonical supporta l'upgrade solo dalla release immediatamente precedente. Chi utilizza invece una versione più vecchia (come la 24.04 LTS) dovrà prima aggiornare a una release intermedia o attendere Ubuntu 26.04 LTS per un salto diretto più strutturato. Stesso discorso vale per gli utenti che utilizzando le derivate ufficiali di Ubuntu. In ogni caso, aggiornare il proprio sistema può essere un'esperienza gratificante, a patto che venga affrontata con il giusto approccio. Canonical, per rendere questa esperienza tale, continua a semplificare questo processo offrendo un approccio sempre più accessibile, riducendo i rischi e affinando i propri strumenti. La chiave sta nella preparazione: informarsi, aggiornare il sistema attuale, eseguire il backup e seguire le istruzioni passo dopo passo. Solo così si potrà apprezzare appieno la freschezza di una nuova release, senza rimpianti e con tutto il potenziale di una piattaforma in continua evoluzione.

Fonte: omgubuntu.co.uk


Notizie dalla comunità internazionale

GNOME e NVIDIA fanno pace: schermate nere risolte nella nuova versione 47.6

Il rilascio di GNOME 47.6 porta con sé una novità tanto attesa quanto fondamentale per una fetta non trascurabile dell'utenza Linux: la correzione di un persistente e fastidioso problema di visualizzazione che colpiva chi utilizza una configurazione multi-monitor in combinazione con i driver proprietari NVIDIA. Questo aggiornamento rappresenta non solo un miglioramento tecnico, ma anche un segnale chiaro dell'impegno del team GNOME nel voler offrire un'esperienza utente solida e affidabile anche in scenari hardware complessi. Ma andiamo al sodo. Il bug in questione, che causava una schermata nera su uno o più monitor secondari al momento del login o all'avvio della sessione, era ben noto tra gli utenti da diverse versioni e si verificava in configurazioni in cui venivano usati driver NVIDIA combinati con il server grafico Wayland. La gravità del problema risiedeva nel fatto che, pur trattandosi di un difetto non critico per la stabilità del sistema, comprometteva significativamente l'usabilità per chi dipende da più display per lavorare, studiare o giocare. La soluzione implementata nel nuovo aggiornamento di GNOME consiste in un intervento puntuale nel comportamento del compositor Mutter, il cuore grafico della sessione GNOME, che ora gestisce in modo più accurato le informazioni provenienti dal driver grafico, evitando conflitti che portavano al black screen.

Oltre alla risoluzione di questo specifico bug, GNOME 47.6 include anche una serie di altri miglioramenti minori e fix di stabilità, che rafforzano ulteriormente la qualità della versione 47 del desktop environment, il quale continua a evolversi nella direzione di maggiore coerenza visiva, prestazioni più fluide e una migliore integrazione con le tecnologie moderne del kernel Linux e dello stack grafico. L'aggiornamento è già disponibile nei repository delle distribuzioni rolling release, come Arch Linux e openSUSE Tumbleweed, mentre gli utenti di distribuzioni a rilascio stabile potranno vederlo implementato attraverso aggiornamenti intermedi o nelle prossime versioni LTS. Questo intervento rappresenta anche un monito positivo: ascoltare la community, risolvere bug concreti e garantire che l'ambiente desktop funzioni senza intoppi anche su hardware complesso. GNOME, con questa release, dimostra ancora una volta di saperlo fare con determinazione e lungimiranza.

Fonte: 9to5linux.com


Notizie dal Mondo

Aumentano le minacce per le piattaforme Open Source

Il panorama della sicurezza nel mondo dell'open source si fa sempre più complesso e preoccupante. I dati pubblicati dall'azienda Sonatype nel suo report dal titolo: Open Source Software Supply Chain Malware Index relativo al primo trimestre del 2025 offrono un'analisi dettagliata e al tempo stesso allarmante di quanto accaduto negli ultimi mesi. Secondo il rapporto, il numero di pacchetti open source dannosi scoperti solo nei primi tre mesi dell'anno ha già superato quota 245.000 (sì, avete letto bene), segnando un'ulteriore crescita rispetto al 2024 e indicando una tendenza che non accenna a rallentare. Un dato che fa riflettere, soprattutto se si considera che molte delle librerie compromesse sono distribuite attraverso repository ufficiali, come npm, PyPI, Maven Central e altri ecosistemi largamente adottati da sviluppatori in tutto il mondo. Il che significa che il problema non è più marginale né confinato a ambienti di nicchia, ma è una questione che riguarda l'intera catena di fornitura del software open source. A destare maggiore preoccupazione è il fatto che molte di queste infezioni si inseriscono in quello che gli esperti chiamano attacchi alla supply chain, ovvero strategie malevole che mirano a compromettere il software durante le sue fasi di sviluppo o distribuzione, piuttosto che colpire direttamente gli utenti finali. I criminali informatici riescono così a sfruttare la fiducia che gli sviluppatori ripongono nei repository pubblici, camuffando codice dannoso all'interno di pacchetti apparentemente innocui. In particolare, sono stati individuati numerosi tentativi di typosquatting, un metodo subdolo che consiste nel creare librerie con nomi quasi identici a quelli di pacchetti legittimi, confidando in errori di digitazione da parte degli sviluppatori. Altri attacchi hanno invece sfruttato tecniche più sofisticate, come l'iniezione di script in fase di post-installazione o la pubblicazione di versioni aggiornate di pacchetti abbandonati. Tutto questo rende evidente come la semplice buona fede non sia più sufficiente a garantire la sicurezza nel mondo dello sviluppo open source.

Il rapporto sottolinea anche che gran parte degli attacchi ha come obiettivo il furto di credenziali, l'installazione di malware per il mining di criptovalute o la creazione di botnet per attività illecite. Ma non mancano neanche campagne molto più mirate, spesso sponsorizzate da attori statali, che prendono di mira infrastrutture critiche o realtà aziendali specifiche. In questo contesto, è evidente come le vulnerabilità non siano più solo errori di programmazione, ma vere e proprie falle sistemiche nella gestione e nella distribuzione del codice open source. A questo si aggiunge il fatto che, secondo Sonatype, il tempo medio per individuare un pacchetto dannoso continua a rimanere troppo elevato: una finestra temporale che permette agli attaccanti di colpire in modo rapido e silenzioso prima che il pacchetto venga rimosso dai repository. Alla luce di questi dati, diventa indispensabile ripensare le pratiche di sicurezza nel ciclo di vita del software. Non basta più affidarsi alla reputazione dei pacchetti o al numero di download per determinarne la legittimità: è necessario adottare strumenti di analisi automatizzata, controlli di firma digitale, scanner delle dipendenze e sistemi di allarme capaci di reagire in tempo reale.

Alcune piattaforme, come GitHub e GitLab, stanno già investendo molto in questo senso, ma resta ancora molta strada da fare, soprattutto in contesti dove le risorse per la sicurezza sono limitate o dove manca una cultura della prevenzione. Allo stesso tempo, gli sviluppatori devono assumersi la responsabilità di verificare attivamente le librerie che utilizzano, mantenendo aggiornato il software, controllando il codice sorgente e facendo attenzione a ogni modifica che viene integrata nel progetto.

Fonte: www.sonatype.com

La Raspberry Pi Foundation si unisce alla Global Education Coalition dell'UNESCO

La Raspberry Pi Foundation ha ufficializzato in queste ore il suo ingresso nella Global Education Coalition dell' UNESCO, un'alleanza internazionale nata con l'obiettivo di garantire l'accesso all'istruzione a livello globale, in particolare nei contesti più fragili ed emarginati. Questa notizia segna un passo importante per l'organizzazione britannica, già nota per il suo impegno nel promuovere l'informatica e la cultura digitale a costi accessibili, e conferma come il suo impatto non sia più confinato al mondo maker o all'educazione STEM, ma stia assumendo un ruolo strategico anche su scala internazionale. Entrare a far parte della coalizione significa partecipare attivamente a una rete composta da governi, istituzioni, ONG e aziende tecnologiche che collaborano per affrontare le sfide globali dell'educazione, in particolare quelle emerse durante e dopo la pandemia, che hanno accentuato le disuguaglianze in termini di accesso alle tecnologie e alla didattica a distanza. La Raspberry Pi Foundation porterà nella coalizione un'esperienza unica: quella di aver democratizzato l'hardware e il software educativo attraverso dispositivi economici, modulari e perfettamente adatti e adattabili alla didattica digitale, sia in presenza che da remoto.

Una parte centrale dell'impegno della Raspberry Pi Foundation sarà focalizzato sullo sviluppo di risorse educative gratuite e open source, un elemento che ha già dimostrato di fare la differenza nei contesti in cui le infrastrutture sono limitate ma la voglia di apprendere è altissima. Attraverso piattaforme come Raspberry Pi Learning e gli strumenti forniti da Code Club e CoderDojo - due iniziative supportate dalla fondazione - sarà possibile estendere rapidamente contenuti di qualità a comunità educative che altrimenti non avrebbero accesso a corsi di programmazione, elettronica e problem solving. Ma non si tratta solo di fornire materiale didattico: è in gioco una visione più ampia dell'educazione, basata sull' empowerment degli studenti e degli insegnanti attraverso l'uso consapevole della tecnologia, sullo sviluppo del pensiero critico e sulla promozione della collaborazione globale. Questa nuova alleanza arriva in un momento in cui il ruolo dell'educazione digitale sta cambiando profondamente, dovuto anche all'utilizzo dell'AI. L'informatica non è più solo una competenza tecnica, ma una vera e propria chiave d'accesso al mondo del lavoro, alla cittadinanza e alla partecipazione democratica. In questo contesto, la presenza della Raspberry Pi Foundation nella Global Education Coalition assume un significato ancora più forte, perché da semplice promotrice di un singolo dispositivo si è trasformata in un attore globale, capace di influenzare le politiche educative attraverso la propria rete, le proprie competenze e la sua visione etica. E riaffermando un concetto chiave che si sta quasi dimenticando, ovvero la necessità di un approccio all'educazione aperto, equo e orientato al futuro. Di tutti.

Fonte: raspberrypi.org

Linux diventa più intelligente: arriva lo scheduler “cache-aware” per performace elevate

Nella continua evoluzione del kernel Linux, ogni proposta di modifica rappresenta un'occasione per osservare da vicino la complessità e l'ingegnosità con cui si cerca di migliorare il sistema operativo open source più utilizzato al mondo. L'ultima novità che ha catturato l'attenzione della comunità di sviluppo è una patch presentata all'interno della mailing list, come RFC (Request for Comments), che introduce un nuovo concetto per l'ottimizzazione delle performance legato alla schedulazione dei processi: il cosiddetto meccanismo di schedulazione "cache-aware". Questa proposta, firmata dallo sviluppatore Alex Shi, ha lo scopo di migliorare la gestione delle risorse CPU tenendo conto in modo più intelligente della condivisione della cache tra i core, con l'obiettivo dichiarato di ottenere una riduzione della latenza e un uso più efficiente della cache L3, elemento cruciale nelle architetture multicore moderne. In pratica, la patch tenta di migliorare il comportamento dello scheduler, il componente del kernel che si occupa di decidere quale processo eseguire e su quale core, considerando in modo più diretto le informazioni sulla gerarchia della cache del sistema. Tradotto in termini pratici, senza troppi fronzoli tecnici, significa che lo scheduler potrà decidere se e quando spostare un processo da un core all'altro non soltanto in base al carico generale ma anche in funzione della vicinanza e dell'effettiva condivisione della cache, minimizzando così gli svantaggi dovuti al cosiddetto "cache miss", cioè quando un dato richiesto da un processo non è presente nella cache e deve essere recuperato da livelli di memoria più lenti. Questo approccio è particolarmente importante ai giorni nostri, in un'epoca in cui le architetture ibride, come quelle proposte da Intel con i core “P” e “E” (performance ed efficiency), stanno diventando sempre più comuni e dove il bilanciamento dei carichi computazionali richiede una maggiore consapevolezza delle caratteristiche fisiche della CPU. La proposta non si limita a riorganizzare le priorità tra i core, ma introduce anche un nuovo livello logico nello scheduler, chiamato “LLC group”, che raccoglie i core con cache L3 condivisa e ne monitora l'attività per stabilire se e come effettuare bilanciamenti.

Un aspetto importante della proposta è che non si tratta di una sostituzione totale della logica esistente, bensì di un'estensione modulare, che permette di abilitare la schedulazione cache-aware solo su specifici sistemi o carichi di lavoro in cui si dimostri realmente efficace. La proposta, pur ancora in fase embrionale, apre interessanti riflessioni sul futuro della schedulazione nei sistemi operativi e su come Linux stia cercando di tenere il passo con l'evoluzione hardware, abbracciando concetti di ottimizzazione che fino a pochi anni fa erano confinati in ambiti di ricerca accademica o nei kernel proprietari di grandi aziende. Se questa proposta verrà accettata, testata e raffinata, potremmo trovarci in futuro con un kernel Linux ancora più intelligente e ottimizzato, capace di offrire migliori prestazioni out-of-the-box senza la necessità di tuning manuali, dimostrando ancora una volta come l'open source sia non solo competitivo, ma anche all'avanguardia nell'innovazione tecnologica.

Fonte: phoronix.com

Linux 6.15 RC-3: stabile, compatto e pronto per il futuro del kernel

Il rilascio della terza release candidate del Linux 6.15 arriva puntuale, come da tradizione sotto la supervisione di Linus Torvalds e, a differenza di ciò che ci si potrebbe aspettare in una fase in cui le modifiche al codice tendono ad accumularsi, questa settimana si è rivelata sorprendentemente tranquilla. Il numero di commit è rimasto contenuto e ciò che colpisce è la regolarità con cui questo ciclo di sviluppo sta procedendo, dando la sensazione che tutto stia seguendo una traiettoria ben calibrata. Lo stesso Linus ha definito la settimana "piuttosto regolare", evidenziando come non ci siano stati picchi anomali né in termini di bug critici né in termini di code churn, ovvero modifiche troppo aggressive o invasive. Il contenuto della RC è in linea con ciò che ci si aspetta da questa fase: la maggior parte delle modifiche riguarda le architetture di sistema, con aggiornamenti che interessano principalmente la piattaforma ARM, seguite da modifiche alla documentazione, correzioni nei filesystem, aggiornamenti di rete e modifiche a driver specifici, in particolare GPU, audio e USB. Le architetture coperte dagli interventi includono anche RISC-V, PowerPC e x86, a conferma della portata ampia e sempre più modulare del kernel Linux. Tra i filesystem coinvolti si notano interventi su Btrfs, F2FS e XFS, mentre dal lato rete si è lavorato su alcuni fix per netfilter e sulle performance delle interfacce virtuali. Mentre sul fronte grafico si continua a lavorare per ottimizzare l'interazione con le GPU più recenti, un aspetto cruciale per mantenere alte le prestazioni in ambito desktop e professionale. Per finire, questo andamento, tutto sommato tranquillo, suggerisce che Linux 6.15 potrebbe arrivare alla release finale secondo la consueta tabella di marcia, senza necessità di estensioni impreviste o rilasci correttivi straordinari. Come sempre, le versioni RC sono destinate principalmente a chi contribuisce allo sviluppo o desidera testare anticipatamente le nuove funzionalità. Quindi siate cauti tutti voialtri che leggete e siete alle prime armi.

Fonte: phoronix.com

Arriva la fine del supporto per il Kernel Linux 6.13

Con il recente End Of Life del kernel Linux 6.13 (per maggiori informazioni riguardante questa versione, dai un'occhiata al numero della newsletter 2025.002), si chiude un capitolo che, pur senza clamore mediatico, ha giocato un ruolo essenziale nel garantire stabilità, compatibilità e performance a numerosi sistemi in produzione. L'annuncio ufficiale arriva da parte del maintainer Greg Kroah-Hartman, che raccomanda a tutti gli utenti e amministratori di sistema di procedere con l'aggiornamento a una release più recente e ancora mantenuta. La fine del supporto implica che il ramo 6.13 del kernel non riceverà più aggiornamenti di sicurezza né bugfix, il che rende critico il sistema per chi lo utilizza soprattutto in ambienti di produzione. È importante sottolineare che, mentre alcune versioni del kernel vengono selezionate per essere supportate a lungo termine (LTS), altre come la 6.13 sono pensate per cicli rapidi e innovazione continua. Questo approccio modulare permette alla community Linux di bilanciare esigenze diverse: da un lato gli utenti enterprise, che richiedono stabilità pluriennale, dall'altro sviluppatori e appassionati che vogliono sempre sperimentare le ultime migliorie e supporti hardware. Il messaggio che emerge dal ciclo di vita di Linux 6.13 è chiaro: l'ecosistema Linux non si ferma mai, e ogni versione, anche se destinata a un periodo breve, contribuisce in maniera concreta all'evoluzione del kernel. Detto questo, per chi ancora utilizza Linux 6.13, il consiglio è di pianificare il prima possibile la migrazione a una release più recente e supportata, non solo per motivi di sicurezza, ma anche per poter beneficiare dei continui miglioramenti che la community di sviluppatori garantisce con dedizione e costanza.

Fonte: phoronix.com

Fonte: 9to5linux.com


Aggiornamenti e statistiche

Aggiornamenti di sicurezza

Gli annunci di sicurezza sono consultabili nell'apposita sezione del forum.

Bug riportati

  • Aperti: 142925, +101 rispetto alla scorsa settimana.

  • Critici: 317, −2 rispetto alla scorsa settimana.

  • Nuovi: 72846, +76 rispetto alla scorsa settimana.

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