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## page was renamed from Fcm/Edizione/DonneUbuntu2 #acl GruppoAdmin:admin,read,write,revert GruppoOperatori:admin,read,write,revert GruppoEditori:read,write,revert CristianoLuinetti:admin,read,write,revert MarcoBuono:admin,read,write,revert AldoLatino:admin,read,write,revert PaoloGarbin:admin,read,write,revert GruppoFcm:read,write,revert -All:read -Known:read <<Include(Fcm/Header)>> = Traduzione italiana = Sono qua, con la tastiera sul mio grembo, i piedi sulla scrivania, una bevanda energetica a portata di mano, e una massa di Hot Pockets che dal freezer cantano la loro seducente nenia, come sirene. Sono d’accordo con loro che sì, quando finisco di scrivere questo paragrafo per la ricerca che sto facendo, ne prenderò uno e me lo mangerò tutto. Quando, improvvisamente, come se mi avesse letto nell’animo, compare l’amata schermata blu della morte. Ancora una volta, Windows è riuscito con un tempismo perfetto a crashare quando ero in zona. Il mio gatto, Penelope, salta sulla scrivania, ammicca dolcemente, e miagola come a dire “Sai cosa fare”. Ora, io sono un sistemista che gestisce vari server che sono sempre online, e su ognuno di essi gira una qualche distro Linux. Io sono un fanatico. Mi sono spesso chiesto perché il computer di casa mia doveva essere gestito da Windows. È una sorte di paradosso. Ho pensato che fosse perché io dovevo condividere le mie cartelle con la mia Xbox. Ho quindi deciso che la condivisione delle cartelle è una scusa debole. Ho accarezzato Penelope, sorseggiato la mia bevanda energetica, e mi sono messo al lavoro. È andata in questo modo: sono balzato via dal PC, preso i file di back-up, selezionato un Hot Pocket, messo l’Hot Pocket nel forno a microonde, scaricato Ubuntu 12.04, masterizzato su disco, recuperato l’Hot Pocket, recuperate le salse aggiuntive, tornato al PC, avviato il CD, messo la salsa in metà piatto, morso l’Hot Pocket ancora troppo caldo e masticato passando il boccone da una parte all’altra della bocca. Una volta raggiunto il gestore di partizione durante l’installazione di Ubuntu ho nefastamente detto a Windows: “Addio Windows, vorrei poter dire che è stato un bel viaggio, ma purtroppo no, hai rovinato la mia vita.” E a quel punto ho messo da parte i miei sentimenti per Windows e ho iniziato allegramente, così come la costituzione americana mi permette, a cercare la mia felicità. Quello che ho fatto dopo è stato: installare i driver proprietari, installare Guake, finire l’Hot Pocket, installare Wine, installare Foxit Reader, installare VirtualBox, coccolare Penelope, installare Chrome, installare Opera, configurare Ubuntu One, scaricare il ppa di Hotot, configurare la lens di AskUbuntu, finire la bevanda energetica, sincronizzare i browser, ammirare la mia installazione nuova fiammante citando il Dr. Frankenstein “È vivo! Vivo!” Per risolvere il problema dello streaming con l’Xbox ho afferrato il disco di XP Pro e gli ho detto: “E così, ci incontriamo di nuovo!”. Con riluttanza ho installato una macchina virtuale con Windows. L’idea è che, quando ne ho bisogno, stacco il mio disco esterno da Ubuntu e lo collego alla macchina virtuale. Il problema dello streaming è così risolto. Tuttavia, c’è un problema che prima non avevo preso in considerazione: mia moglie. Mia moglie si trascina il giro per la casa il suo computer con Windows, a volte si siede sul divano a prendere il tè, leggere le notizie, navigare sul web cercando prodotti cosmetici, caricare le immagini. Apparentemente lei è felice con Windows, se si escludono gli occasionali “Questo coso sembra più lento di giorno in giorno”. Anche se lei ha un computer portatile il desktop principale è quello che usa per lo streaming con l’Xbox quando ha voglia di vedere anime sullo schermo grande (cioè spesso). Lei certamente non ha mai visto nessuna versione di Windows e non saprebbe come utilizzare una macchina virtuale. Mentre stavo realizzando ciò, mia moglie stava scendendo dalle scale, fresca come una rosa dopo la scorpacciata di anime di quella notte, con il laptop in mano. La conversazione è andata più o meno così: “Buongiorno.” “Ben svegliata.” “Che stai facendo?” “Riparando il computer.” “Che è successo?” “Probabilmente si è rotta la memoria.” “Non so cosa significhi, ma ok. Come hai risolto?” “Ho installato Ubuntu.” “Uhboontu, che parola divertente. Cos’è?” “Un miracolo su disco.” “Posso vedere?” “Certamente.” Silenzio, ero nervoso. Dice: “Non lo capisco.” Ho risposto: “Ha aggiustato il computer, ricordatelo!” “È diverso dal mio.” “Sbagliato, è migliore del tuo. Posso farti vedere perché?” “Non capirò mai perché tu non passa semplicemente lasciare le cose come sono.” “Ma ha aggiustato il computer!” Ero pronto per una battaglia, a quel punto. Lei ha mosso il mouse e ha chiesto: “Posso navigare su Internet?” “Si, ha Firefox.” (È il suo browser preferito) “Posso caricare le foto?” “Certamente.” Ho premuto il tasto super, cercato Showtell, gliel’ho fatto vedere e l’ho bloccato nel launcher. “Allora mi fido di te.” Mi rilasso. “Aspetta, un’altra domanda.” Mi innervosisco. “Posso vedere gli anime?” Ho detto: “Si, a tal proposito...” e ho iniziato a grattarmi la testa cercando di pensare qual’era il modo migliore per spiegare una macchina virtuale, quando ho avuto un’iiluminazione. Sul suo laptop c’era ancora Windows! Ho detto: “Dammi qualche minuto e ti farò vedere come fare.” Ho installato Samba e creato una cartella condivisa. “Fammi vedere il tuo computer, amore.” Ho montato in modo permanente l’hard disk di rete e ho configurato Windows Media Center per puntare alla rete condivisa. “Guarda, adesso puoi scaricarli e vederli direttamente dal tuo computer!” “Figo! Come hai fatto?” Al che le ho subdolamente risposto. “Io non ho fatto niente, è stato Ubuntu. Ti ho detto che è meglio.” Passò circa una settimana e tutto andava alla grande. Stavo scendendo le scale, dopo una maratona di anime, quando ho notato mia moglie sul divano a guardare in modo curioso lo schermo del suo portatile. Con mia grande sorpresa notai che la sua deliziosa barra delle applicazioni di Windows era stata spostata da sotto a sinistra. Un sentimento di esultanza mi ha percorso tutto. Stava tentando di imitare Unity su un computer Windows. Mi ha guardato e mi ha detto: “Buongiorno.” “Buongiorno.” “Ho una domanda.” “E io ho la risposta.” Chiude il suo portatile e lo dà a me: “Puoi installarci Ubuntu?” Eureka!!! Io rispondo: “Uh, cosa, io non credo... cosa hai appena detto?” “Ubuntu, ho letto qualcosa e usando il tuo computer mi sono accorta che tu avevi ragione, è migliore!” Doppio eureka!!! Rispondo: “Assolutamente, amore mio.” E vado a lavorare per liberare il suo computer dalle grinfie dell’impero. Morale della favola: date un po’ di tempo e anche l’utente meno esperto troverà l’esperienza su Linux molto piacevole. Ci vuole la vigilanza e la disponibilità di noi utenti appasionati di Linux per avere il tempo di mostrare le sue capacità invece di litigare con le persone che vogliono semplicemente “keep it simple”, leggere le notizie, navigare sul web, guardare le foto e vedersi dei dolci anime in streaming. == Note alla traduzione == = Revisione = Sono qua, con la tastiera sul mio grembo, i piedi sulla scrivania, una bevanda energetica a portata di mano, e una massa di Hot Pockets che dal freezer cantano la loro seducente nenia, come sirene. Sono d’accordo con loro che sì, quando finisco di scrivere questo paragrafo per la ricerca che sto facendo, ne prenderò uno e me lo mangerò tutto. Quando, improvvisamente, come se mi avesse letto nell’animo, compare l’amata schermata blu della morte. Ancora una volta, Windows è riuscito con un tempismo perfetto a crashare quando ero in zona. Il mio gatto, Penelope, salta sulla scrivania, ammicca dolcemente, e miagola come a dire “Sai cosa fare”. Ora, io sono un sistemista che gestisce vari segmenti di rete sempre connessi in cui tutti i server girano con una qualche distribuzione Linux. Io sono un fanatico. Mi sono spesso chiesto perché il computer di casa mia doveva essere gestito da Windows. È una sorte di paradosso. Ho pensato che fosse perché io dovevo condividere le mie cartelle con la mia Xbox. Ho quindi deciso che la condivisione delle cartelle è una scusa debole. Ho accarezzato Penelope, sorseggiato la mia bevanda energetica, e mi sono messo al lavoro. È andata in questo modo: sono balzato via dal PC, preso i file di back-up, selezionato un Hot Pocket, messo l’Hot Pocket nel forno a microonde, scaricato Ubuntu 12.04, masterizzato su disco, recuperato l’Hot Pocket, recuperato pacchetti ulteriori di Salsa Piccante, tornato al PC, avviato il CD, schizzato la salsa nel Pocket aperto a metà, morso l’Hot Pocket ancora troppo caldo e masticato passando il boccone da una parte all’altra della bocca. Una volta raggiunto il gestore di partizioni durante l’installazione di Ubuntu ho nefastamente detto a Windows: “Addio Windows, vorrei poter dire che è stato un bel viaggio, ma purtroppo no, hai rovinato la mia vita”. E a quel punto ho messo da parte i miei sentimenti per Windows e ho iniziato allegramente, così come la costituzione americana mi permette, la ricerca della mia felicità. Quello che ho fatto dopo è stato: installare i driver proprietari, installare Guake, finire l’Hot Pocket, installare Wine, installare Foxit Reader, installare VirtualBox, coccolare Penelope, installare Chrome, installare Opera, configurare Ubuntu One, scaricare il ppa di Hotot, configurare la lens di AskUbuntu, finire la bevanda energetica, sincronizzare i browser, ammirare la mia installazione nuova fiammante citando il Dr. Frankenstein “È vivo! Vivo!” Per risolvere il problema dello streaming con l’Xbox ho afferrato il disco di XP Pro e gli ho detto: “E così, ci incontriamo di nuovo!”. Con riluttanza ho installato una macchina virtuale con Windows. L’idea è che, quando ne ho bisogno, stacco il mio disco esterno da Ubuntu e lo collego alla macchina virtuale. Il problema dello streaming è così risolto. Tuttavia, c’è un problema che prima non avevo preso in considerazione: mia moglie. Mia moglie si trascina il giro per la casa il suo computer con Windows, a volte si siede sul divano a prendere il tè, leggere le notizie, navigare sul web cercando prodotti cosmetici, caricare le immagini. Apparentemente lei è felice con Windows, se si escludono gli occasionali “Questo coso sembra ogni giorno più lento”. Anche se lei ha un computer portatile, il desktop principale è quello che usa per lo streaming con l’Xbox quando ha voglia di vedere anime sullo schermo grande (cioè spesso). Lei certamente non ha mai visto nessuna versione di Linux e non saprebbe come utilizzare una macchina virtuale. Mentre stavo realizzando ciò, mia moglie stava scendendo dalle scale, fresca come una rosa dopo la scorpacciata di anime di quella notte, con il laptop in mano. La conversazione è andata più o meno così: “Buongiorno.” “Ben svegliata.” “Che stai facendo?” “Riparando il computer.” “Che è successo?” “Probabilmente si è rotta la memoria.” “Non so cosa significhi, ma ok. Come hai risolto?” “Ho installato Ubuntu.” “Uhboontu, che parola divertente. Cos’è?” “Un miracolo su disco.” “Posso vedere?” “Certamente.” Silenzio, ero nervoso. Dice: “Non lo capisco.” Ho risposto: “Ha aggiustato il computer, ricordatelo!” “È diverso dal mio.” “Sbagliato, è migliore del tuo. Posso farti vedere perché?” “Non capirò mai perché tu non possa semplicemente lasciare le cose come sono.” “Ma ha aggiustato il computer!” Ero pronto per una battaglia, a quel punto. Lei ha mosso il mouse e ha chiesto: “Posso navigare su Internet?” “Si, ha Firefox.” (È il suo browser preferito) “Posso caricare le foto?” “Certamente.” Ho premuto il tasto super, cercato Showtell, gliel’ho fatto vedere e l’ho bloccato nel launcher. "Posso ascoltare la mia musica?" “Sì” Ho premuto il tasto super, cercato Rhythmbox, gliel’ho fatto vedere e l’ho bloccato nel launcher. “Allora mi fido di te.” Mi rilasso. “Aspetta, un’altra domanda.” Mi innervosisco. “Posso vedere gli anime?” Ho detto: “Si, a tal proposito...” e ho iniziato a grattarmi la testa cercando di pensare qual’era il modo migliore per spiegare una macchina virtuale, quando ho avuto un’iiluminazione. Sul suo laptop c’era ancora Windows! Ho detto: “Dammi qualche minuto e ti farò vedere come fare.” Ho installato Samba e creato una cartella condivisa. “Fammi vedere il tuo computer, amore.” Ho montato in modo permanente l’hard disk di rete e ho configurato Windows Media Center per puntare alla rete condivisa. “Guarda, adesso puoi scaricarli e vederli direttamente dal tuo computer!” “Figo! Come hai fatto?” Al che le ho subdolamente risposto. “Io non ho fatto niente, è stato Ubuntu. Ti ho detto che è meglio.” Passò circa una settimana e tutto andava alla grande. Stavo scendendo le scale, dopo una maratona di anime, quando ho notato mia moglie sul divano a guardare in modo curioso lo schermo del suo portatile. Con mia grande sorpresa notai che la sua deliziosa barra delle applicazioni di Windows era stata spostata da sotto a sinistra. Un sentimento di esultanza mi ha percorso tutto. Stava tentando di imitare Unity su un computer Windows. Mi ha guardato e mi ha detto: “Buongiorno.” “Buongiorno.” “Ho una domanda.” “E io ho la risposta.” Chiude il suo portatile e lo dà a me: “Puoi installarci Ubuntu?” Eureka!!! Io rispondo: “Uh, cosa, non posso credere alle mie orecchie ... cosa hai appena detto?” “Ubuntu, ho letto qualcosa e usando i tuoi computer mi sono accorta che tu avevi ragione, è migliore!” Doppio eureka!!! Rispondo: “Assolutamente, amore mio.” E vado a lavorare per liberare il suo portatile dalle grinfie dell’impero. Morale della favola: date un po’ di tempo e anche l’utente meno esperto troverà l’esperienza su Linux molto piacevole. Ci vuole la vigilanza e la disponibilità di noi utenti appassionati di Linux per avere il tempo di mostrare le sue capacità invece di litigare con le persone che vogliono semplicemente “keep it simple”, leggere le notizie, navigare sul web, guardare le foto e vedersi dei dolci anime in streaming. == Note alla revisione == = Errata Corrige = ---- CategoryComunitaFcm |