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Ubuntu Women - Intervista a Jane Silber Scritto da Silvia Bindelli e Flavia Weisghizzi
Linea 10: Linea 13:
Amber Graner: Questa intervista a Donne Ubuntu della serie donne di Ubuntu è con Jane Silber, attuale COO di Canonical, che però dal 1° Marzo 2010 prenderà le redini di Canonical, come CEO. Altri particolari su questo annuncio e sulla storia di Jane in Canonical si può trovare qui: http://blog.canonical.com/?p=307. Per prima cosa voglio darti il benvenuto, Jane, e ringraziarti per la partecipazione a questa serie di interviste. Solo un paio di mesi fa l'Italia ha raggiunto un grande obiettivo connesso alle donne nel movimento free, libre e open source con la fondazione di un nuovo gruppo donne@softwarelibero.it ( “donne” è la parola italiana per “women”) che include donne e uomini attivi in vari progetti open source.
Linea 12: Linea 15:
Jane Silber: Grazie mille! Sono lieta di aver l’opportunità di aiutare l’iniziativa Donne Ubuntu.
Linea 14: Linea 16:
AG: Dopo aver letto l’annuncio che avresti preso le redini di Canonical come CEO, non potevo far altro che essere emozionata, per te personalmente, per Canonical, per la Comunità Ubuntu e, per esteso, per le Donne nell’Open Source. Ho notato sull’annuncio fatto il 17 Dicembre sul Blog di Canonical che, quando ti hanno chiesto "Come impatterà questo fatto sul ruolo di Mark nell’Ubuntu Community Council e nell’Ubuntu Technical Board", hai risposto "Una cosa che questa mossa comporta è una chiara separazione del ruolo del CEO di Canonical e di quello della comunità Ubuntu. Adesso saranno due persone diverse, e sarà utile a entrambi per raggiungere i loro punti di contatto e obiettivi personali più velocemente." Puoi spiegare in che cosa sono questi punti di contatto di Canonical e Ubuntu, e che cosa sono gli obiettivi individuali a parte le ovvie differenze commerciali? La storia di questo gruppo è intimamente connessa al progetto Ubuntu Women.
Linea 16: Linea 18:
JS: Canonical e Ubuntu hanno molti obiettivi in comune. Il primo tra questi è di rendere Ubuntu la piattaforma open source più usata - e Canonical investe pesantemente nello sviluppo e nel marketing di Ubuntu perché questo succeda. Altrove, gli obiettivi divergono dove qualcosa è meno interessante o meno adeguato l’un l’altro, piuttosto che gli obiettivi siano in conflitto. Per esempio, Canonical ha una grossa squadra che lavora con gli OEM (Produttori hardware ndt) per fare in modo che l’hardware emergente, in pre-produzione, funzioni bene con Ubuntu. I requisiti contrattuali e di responsabilità non sono molto adeguati al lavoro della comunità. Viceversa la promozione locale (per esempio install fest, eventi locali, ecc.) è molto più adatta ai LoCo Team della comunità Ubuntu piuttosto che alla Canonical. Queste sono aree dove stiamo esplorando come Canonical e Ubuntu si relazionano l’un l’altro, e sondare il terreno nei modelli. I servizi Ubuntu One sono un buon esempio per questo. Fondamentalmente, ovvio, Canonical e Ubuntu hanno una relazione simbiotica in cui ognuno beneficia dell’altro. Flavia Weisghizzi e Silvia Bindelli, entrambe membri dell'Ubuntu Women Team, si incontrarono nel 2009 e discussero dei problemi che avevano con la tecnologia e delle opportunità date loro dalla comunità di Ubuntu. Conclusero che, per incoraggiare la partecipazione delle donne nel progetto Ubuntu, avrebbero dovuto iniziare con quelle più vicine a loro.
Linea 18: Linea 20:
AG: Quando hai detto che i ruoli di CEO e leader della Comunità Ubuntu saranno separati, e Mark ha dichiarato che sarà in grado, grazie a te, di concentrarsi sullo sviluppo e progettazione del prodotto, e parlare con i partner, e raccogliere i commenti, questi significa che Canonical ha un gruppo R&D (ricerca e sviluppo ndt) guidato da Mark, sviluppato sotto la tua guida?
Linea 20: Linea 21:
JS: non è stato creato un nuovo gruppo R&D, ma continuiamo a fare una buona parte di lavoro R&D in tutta Canonical. In qualche caso questo è concentrato in un gruppo specifico, come i nostri gruppi di Design e Desktop Experience, che sono responsabili per cose come l’infrastruttura di notifica, il "lanciatore" di Ubuntu Netbook Edition, e il rinnovato Software Center. In altri casi, questo lavoro tipico di R&D si svolge organicamente in tutta Canonical, compreso il gruppo Ubuntu stesso. Esempi eccellenti di questo sono il lavoro di Scott James Remnant su Upstart (http://upstart.ubuntu.com/), e quello di Rick Spencer su Quickly (https://edge.launchpad.net/quickly). Quindi questa mossa non significa un cambiamento clamoroso nel mondo della R&D - pianifichiamo di continuare quel che stavamo facendo. Ma piuttosto che la progettazione del prodotto e strategia ricevano solo una parte dell’attenzione di Mark, il mio nuovo ruolo gli permetterà di dedicare quasi tutta la sua attenzione a quell’area. Molte persone in Italia si sentono a disagio nel parlare in una lingua straniera a causa della mancanza di fiducia nelle loro capacità linguistiche, così iniziare a scrivere a una mailing list in inglese o nei canali irc potrebbe essere percepito come una ulteriore barriera alla partecipazione.
Linea 22: Linea 23:
AG: quando pensi a cosa vuol dire il passaggio da COO a CEO, quale ritieni essere la sfida più grande?
Linea 24: Linea 24:
JS: la mia storia alla Canonical, e gli anni di stretta collaborazione con Mark e il resto della squadra degli "anziani", mi danno basi solide su cui costruire. Ma ci sono chiaramente delle sfide per Canonical e per me personalmente. Il mio obiettivo negli ultimi due anni è stato in larga parte interno, e naturalmente il ruolo di CEO aggiungerà un elemento verso l’esterno. In più, mentre il mio obiettivo attuale rimarrà, il ruolo di CEO richiederà una direzione strategica e una capacità decisionale, dal momento che finora ho svolto un ruolo consultazione strategica. I cambiamenti potrebbero sembrare sottili, ma penso richiederanno un cambiamento mentale da parte mia. Questa è la ragione perché, di concerto con l'Ubuntu Women Team e dopo discussioni con altri membri dell'Italian LoCo Team, decisero di creare una sezione locale dell'Ubuntu Women Team che principalmente è costituita intorno ad una mailing list in italiano dove traducono in italiano le notizie principali del Team internazionale e aggiungono notizie su eventi e iniziative locali.
Linea 26: Linea 26:
AG: Proprio da qualche ricerca veloce sulla Rete riguardo donne CEO negli OSVs (venditori di sistemi operativi), non trovo una lista lunga e già disponibile di donne. Sembra che tu stia tracciando una nuova strada e alzare l’asticella. Come ti fa sentire?
Linea 28: Linea 27:
JS: sono orgogliosa dei miei contributi a Canonical e Ubuntu fin qui, e cerco di continuare a renderli di successo. Ma non sono certo un pioniere per le donne nell’open source o per le donne nell’IT. Potresti aver ragione sugli OSVs in particolare, ma nel mondo dell’open source, mi viene in mente Mitchell Baker (Mozilla, a sinistra), e ci sono molti esempi nell’IT in generale. La frase "sulle spalle dei giganti" è stata usata spesso nel mondo open source, e penso sia applicabile anche nel mio caso. Sono orgogliosa di far parte delle donne dirigenti, ma di sicuro non sono la prima. Alcuni mesi dopo si tenne DUCC-IT (Debian Ubuntu Community Conference Italy) che raccolse insieme persone di entrambe le comunità e a cui partecipò, fra gli altri, Stefano Zacchiroli attuale Leader del Progetto Debian. Durante questa conferenza Silvia e Flavia incontrarono donne italiane del Progetto Debian e discussero con loro le ragioni della bassa partecipazione delle donne nei progetti di software libero. Sorse da questo e dalle discussioni col pubblico l'idea di un gruppo italiano che raccolga insieme donne coinvolte nel software libero.
Linea 30: Linea 29:
AG: parlando di tracciare la strada, la notizia che diventi CEO di Canonical si è diffusa a macchia d’olio nella comunità, specie nella Comunità Donne Ubuntu. Ti vedi come modello per le altre donne, non solo nel Progetto Ubuntu ma in tutto l’open source?
Linea 32: Linea 30:
JS: penso che solo ognuno può decidere chi pensa sia un modello, e le ragioni per cui lo è, Per esempio, non conta se pensi a te stesso come modello o no - sei un modello solo per le persone che trovano quella qualità in te. Se il mio nuovo ruolo di CEO fornisce un esempio o un’ispirazione per qualcuno, è fantastico. Ma per me personalmente, i modelli sono persone che hanno qualità a cui io aspiro o su cui devo lavorare (in contrapposizione agli avanzamenti o successi di carriera). Mi rendo conto dell’impatto che esempi positivi hanno come modelli e opportunità di insegnamento, e tento sempre di essere cosciente dell’impatto delle mie azioni e parole. Questo è vero da qualsiasi prospettiva di donna nell’open source, manager, collega o amica. Alcune donne del Progetto Fedora si offrirono subito di partecipare ad una tale rete e, nonostante le differenze di distribuzione, sedettero tutte intorno allo stesso tavolo.
Linea 34: Linea 32:
AG: Come forte leader e modello nella Comunità Ubuntu, partecipi o hai mai partecipato a progetti FOSS o gruppi creati specificatamente per incoraggiare le donne? Se si, puoi raccontarci qualcosa? Se no, ci puoi spiegare perché?
Linea 36: Linea 33:
JS: Mi sono iscritta alla mailing list Ubuntu Women più o meno quando fu creata. E anche se ho seguito gli alti e bassi del gruppo con interesse, non ho mai avuto un ruolo attivo nel gruppo. Riconosco che a causa del mio ruolo in Canonical, la mia esperienza nella comunità come donna è molto diversa dalle altre, e pensavo fosse importante lasciare spazio alle altre donne della comunità di capire e chiarire i problemi dalla loro prospettiva. Capisco il valore di condividere esperienze e di avere il supporto di persone in posizioni simili, ho fatto parte di gruppi di donne all’inizio della mia carriera. In particolare, quando lavoravo come sviluppatrice software/ricercatrice in Giappone, ho fatto parte della comunità Systers email (fondata da Anita Borg, e adesso parte dell’Istituto Anita Borg, http://www.anitaborg.org/initiatives/systers/). A quel tempo, quando mi sentivo una minoranza isolata (per il genere, peggiorata dalla cultura), la lista Systers mi ha dato veramente supporto. Sapere che potevo trovare persone con esperienze simili e anche soluzioni al tempo è stata per me una vera benedizione. Spero che il gruppo Ubuntu Women possa fornire un supporto simile all’interno della comunità Ubuntu. Il progetto fu creato con una mailing list e lanciato lo scorso Linux Day in molte città italiane. Venne scritto un comunicato stampa congiunto e pubblicato su blog, social network e alcune riviste.
Linea 38: Linea 35:
AG: visto che il passaggio a CEO dovrebbe completarsi il 1 Marzo 2010, significa che annuncerai tu il nome (della prossima versione di Ubuntu) -M, o lo farà ancora da Mark? Tu starai aprendo UDS-M come nuovo CEO. Hai pensato come ispirerai e incoraggerai e manterrai alti l’esaltazione e livelli di energia, per rimanere pronti e costanti durante l’UDS?
Linea 40: Linea 36:
JS: bella domanda! Mark e io non abbiamo ancora discusso il nome -M... magari infilo questo privilegio nelle mansioni del mio nuovo lavoro. Con rispetto all’UDS, sono sempre sorpresa dall’esaltazione e livelli di energia mostrati in quelle occasioni. Ma penso che questo sia dovuto chiaramente alla comunità Ubuntu - i LoCo team, sviluppatori, traduttori, scrittori di documentazione, promotori, ecc. Il mio lavoro è assicurare che Canonical possa continuare a fornire il posto, l’infrastruttura e l’opportunità che succeda la magia dell’UDS, ma è l’insieme della gente che partecipa all’UDS, in persona o da remoto, che forniscono questa energia. Al momento c'è una pagina wiki del progetto a http://www.fsugitalia.org/donne e anche un canale irc (#donne-softwarelibero) sulla rete freenode.net.
Linea 42: Linea 38:
AG: all’UDS-L, ho avuto l’opportunità di intervistare Mark sulle strategie aziendali di Canonical. Qual è la tua strategia? Gliel’ho chiesto proprio quando ha nominato 10.04, Lucid Lynx, riferendosi a un predatore dalla mente lucida. Mi stupisce se adesso questa descrizione descrive te, e il tuo piano per espandersi nel mercato aziendale con il rilascio LTS.
Linea 44: Linea 39:
JS: non aspettatevi clamorosi cambi di strategia quando assumerò il mio nuovo ruolo. Mark e io abbiamo avuto una stretta collaborazione, e siamo d’accordo sulla nostra attuale strategia. Abbiamo stili ed esperienze diverse, e questo porta inevitabilmente a decisioni diverse, ma il punto di partenza per il mio incarico come CEO è costruire sugli attuali successi e strategie di Canonical, non pulire la casa o cambiare direzione. Alcuni hanno chiesto le ragioni di un simile sforzo ma i dati sul coinvolgimento femminile nell'open source sono incontrovertibili: sembra che siano donne meno del 5% di coloro che lavorano nel FLOSS e ciò rende le donne una grossa minoranza nel mondo del software libero.
Linea 46: Linea 41:
AG: Jane, grazie ancora per averci concesso il tempo per l’intervista, e congratulazioni per il tuo nuovo ruolo di CEO. L'intenzione di questo gruppo, che è completamente indipendente da ogni singolo progetto o distribuzione, è divenire un luogo in cui le donne (e gli uomini) che contribuiscono ai differenti progetti di software libero possano incontrarsi, discutere e incoraggiare la partecipazione delle donne attraverso discorsi, eventi, conferenze e qualsiasi specie di iniziativa di marketing e promozione possa essere intrapresa. Inoltre un punto importante nella nostra lista delle Cose da Fare è formare e promuovere alcuni relatori, che provengano da esperienze diverse, a parlare di loro e presentare i loro esempi per mostrare che le donne hanno molto da dare e hanno solo bisogno di essere abbastanza coraggiose da mettesi alla prova.


Linea 55: Linea 53:
Donne Ubuntu - Intervista a Jane Silber Scritto da Silvia Bindelli e Flavia Weisghizzi
Linea 57: Linea 55:
Amber Graner: Questa intervista a Donne Ubuntu della serie donne di Ubuntu è con Jane Silber, attuale COO di Canonical, che però dal 1° Marzo 2010 prenderà le redini di Canonical, come CEO. Altri particolari su questo annuncio, e sulla storia di Jane in Canonical, si possono trovare qui: http://blog.canonical.com/?p=307. Per prima cosa voglio darti il benvenuto, Jane, e ringraziarti per la partecipazione a questa serie di interviste. Solo un paio di mesi fa l'Italia ha raggiunto un grande obiettivo connesso alle donne nel movimento free, libre e open source con la fondazione di un nuovo gruppo donne@softwarelibero.it ( “donne” è la parola italiana per “women”) che include donne e uomini attivi in vari progetti open source.
Linea 59: Linea 57:
Jane Silber: Grazie mille! Sono lieta di aver l’opportunità di aiutare l’iniziativa Donne Ubuntu.
Linea 61: Linea 58:
AG: Dopo aver letto l’annuncio che avresti preso le redini di Canonical come CEO, non potevo far altro che essere emozionata, per te personalmente, per Canonical, per la Comunità Ubuntu e, per esteso, per le Donne nell’Open Source. Ho notato nell’annuncio fatto il 17 Dicembre sul Blog di Canonical che, quando ti hanno chiesto "Come impatterà questo fatto sul ruolo di Mark nell’Ubuntu Community Council e nell’Ubuntu Technical Board", hai risposto "Una cosa che questa mossa comporta è una chiara separazione del ruolo del CEO di Canonical e di quello di leader della comunità Ubuntu. Adesso saranno due persone diverse, il che credo sarà utile a entrambi per raggiungere i loro punti di contatto e obiettivi personali più velocemente." Puoi spiegare in cosa consistono questi punti di contatto di Canonical e Ubuntu, e che cosa sono gli obiettivi individuali a parte le ovvie differenze commerciali? La storia di questo gruppo è intimamente connessa al progetto Ubuntu Women.
Linea 63: Linea 60:
JS: Canonical e Ubuntu hanno molti obiettivi in comune. Il primo tra questi è di rendere Ubuntu la piattaforma open source più usata - e Canonical investe pesantemente nello sviluppo e nel marketing di Ubuntu perché questo succeda. Altrove, gli obiettivi divergono dove qualcosa è meno interessante o meno adeguato per l’uno o per l’altro, piuttosto che gli obiettivi siano in conflitto. Per esempio, Canonical ha una grossa squadra che lavora con gli OEM (Produttori hardware ndt) per fare in modo che l’hardware emergente, in pre-produzione, funzioni bene con Ubuntu. I requisiti contrattuali e di responsabilità non sono molto adeguati al lavoro della comunità. Viceversa la promozione locale (per esempio install fest, eventi locali, ecc.) è molto più adatta ai LoCo Team della comunità Ubuntu piuttosto che alla Canonical. Vi sono aree dove stiamo esplorando come Canonical e Ubuntu si relazionano l’un l’altro, e sondiamo il terreno nei modelli. I servizi Ubuntu One ne sono un buon esempio. Fondamentalmente, però, Canonical e Ubuntu hanno una relazione simbiotica in cui ognuno beneficia dell’altro. Flavia Weisghizzi e Silvia Bindelli, entrambe membri dell'Ubuntu Women Team, si incontrarono nel 2009 e discussero dei problemi che avevano con la tecnologia e delle opportunità date loro dalla comunità di Ubuntu. Conclusero che, per incoraggiare la partecipazione delle donne nel progetto Ubuntu, avrebbero dovuto iniziare con quelle più vicine a loro.
Linea 65: Linea 62:
AG: Quando hai detto che i ruoli di CEO e di leader della Comunità Ubuntu saranno separati, e Mark ha dichiarato che sarà in grado, grazie a te, di concentrarsi sullo sviluppo e sulla progettazione del prodotto, e parlare con i partner, e raccogliere i commenti, tutto ciò significa che Canonical ha un gruppo R&D (ricerca e sviluppo ndt) guidato da Mark, sviluppato sotto la tua guida?
Linea 67: Linea 63:
JS: non è stato creato un nuovo gruppo R&D, ma continuiamo sempre a fare una buona parte di lavoro R&D in Canonical. In qualche caso questo è concentrato in un gruppo specifico, come i nostri gruppi di Design e Desktop Experience, che sono responsabili per cose come l’infrastruttura di notifica, il "lanciatore" di Ubuntu Netbook Edition, e il rinnovato Software Center. In altri casi, questo lavoro tipico di R&D si svolge organicamente in tutta l'azienda, compreso lo stesso gruppo Ubuntu. Esempi eccellenti di tutto questo sono il lavoro di Scott James Remnant su Upstart (http://upstart.ubuntu.com/), e quello di Rick Spencer su Quickly (https://edge.launchpad.net/quickly). Quindi questa mossa non significa un cambiamento clamoroso nel mondo della R&D - intendiamo continuare quel che stavamo facendo. Ma anziché avere solo una piccola parte dell'attenzione di Mark sul progetto del prodotto e sulla strategia, il mio nuovo ruolo gli permetterà di dedicare quasi tutta la sua attenzione a quell’area. Molte persone in Italia si sentono a disagio nel parlare in una lingua straniera a causa della mancanza di fiducia nelle loro capacità linguistiche, così iniziare a scrivere a una mailing list in inglese o nei canali irc potrebbe essere percepito come una ulteriore barriera alla partecipazione.
Linea 69: Linea 65:
AG: quando pensi a cosa vuol dire il passaggio da COO a CEO, quale ritieni essere la sfida più grande?
Linea 71: Linea 66:
JS: la mia storia alla Canonical, e gli anni di stretta collaborazione con Mark e il resto della squadra degli "anziani", mi danno basi solide su cui costruire. Ma ci sono chiaramente delle sfide per Canonical e per me personalmente. Il mio obiettivo negli ultimi due anni è stato in larga parte interno, e naturalmente il ruolo di CEO aggiungerà un elemento verso l’esterno. Inoltre, mentre i miei obiettivi attuali rimarranno, il ruolo di CEO richiederà una direzione strategica e una capacità decisionale, dal momento che finora ho svolto un ruolo di consultazione strategica. I cambiamenti potrebbero sembrare sottili, ma penso richiederanno un cambiamento mentale da parte mia. Questa è la ragione perché, di concerto con l'Ubuntu Women Team e dopo discussioni con altri membri dell'Italian LoCo Team, decisero di creare una sezione locale dell'Ubuntu Women Team che principalmente è costituita intorno ad una mailing list in italiano dove traducono in italiano le notizie principali del Team internazionale e aggiungono notizie su eventi e iniziative locali.
Linea 73: Linea 68:
AG: Proprio da qualche ricerca veloce sulla Rete riguardo donne CEO negli OSVs (venditori di sistemi operativi), non trovo una lunga e già disponibile lista di donne. Sembra che tu stia tracciando una nuova strada ed elevando gli standard. Come ti fa sentire?
Linea 75: Linea 69:
JS: sono orgogliosa dei miei contributi a Canonical e Ubuntu fin qui, e cerco di continuare a renderli di successo. Ma non sono certo un pioniere per le donne nell’open source o per le donne nell’IT. Potresti aver ragione sugli OSVs in particolare, ma nel mondo dell’open source, mi viene in mente Mitchell Baker (Mozilla, a sinistra), e ci sono molti esempi nell’IT in generale. La frase "sulle spalle dei giganti" è stata usata spesso nel mondo dell'open source, e penso sia applicabile anche nel mio caso. Sono orgogliosa di far parte del gruppo delle donne del direttivo, ma di sicuro non sono la prima. Alcuni mesi dopo si tenne DUCC-IT (Debian Ubuntu Community Conference Italy) che raccolse insieme persone di entrambe le comunità e a cui partecipò, fra gli altri, Stefano Zacchiroli attuale Leader del Progetto Debian. Durante questa conferenza Silvia e Flavia incontrarono donne italiane del Progetto Debian e discussero con loro le ragioni della bassa partecipazione delle donne nei progetti di software libero. Sorse da questo e dalle discussioni col pubblico l'idea di un gruppo italiano che raccolga insieme donne coinvolte nel software libero.
Linea 77: Linea 71:
AG: parlando di tracciare la strada, la notizia che diventi CEO di Canonical si è diffusa a macchia d’olio nella comunità, specie nella Comunità Donne Ubuntu. Ti vedi come modello per le altre donne, non solo nel Progetto Ubuntu ma in tutto l’open source?
Linea 79: Linea 72:
JS: penso che solo ognuno può decidere chi pensa sia un modello, e le ragioni per cui lo è. Per esempio, non conta se pensi a te stesso come modello o no - sei un modello solo per le persone che trovano quella qualità in te. Se il mio nuovo ruolo di CEO fornisce un esempio o un’ispirazione per qualcuno, è fantastico. Ma per me personalmente, i modelli sono persone che hanno qualità a cui io aspiro o su cui devo lavorare (in contrapposizione agli avanzamenti o successi di carriera). Mi rendo conto dell’impatto che esempi positivi hanno come modelli e opportunità di insegnamento, e cerco sempre di essere cosciente dell’impatto delle mie azioni e delle mie parole. Questo è vero da qualsiasi prospettiva di donna nell’open source, manager, collega o amica. Alcune donne del Progetto Fedora si offrirono subito di partecipare ad una tale rete e, nonostante le differenze di distribuzione, sedettero tutte intorno allo stesso tavolo.
Linea 81: Linea 74:
AG: Come grande leader e modello nella Comunità Ubuntu, partecipi o hai mai partecipato a progetti FOSS o gruppi creati specificatamente per incoraggiare le donne? Se si, puoi raccontarci qualcosa? Se no, ci puoi spiegare perché?
Linea 83: Linea 75:
JS: Mi sono iscritta alla mailing list delle Donne Ubuntu più o meno quando fu creata. E anche se ho seguito gli alti e bassi del gruppo con interesse, non ho mai avuto un ruolo attivo nel gruppo. Riconosco che a causa del mio ruolo in Canonical, la mia esperienza nella comunità come donna è molto diversa dalle altre, e pensavo fosse importante lasciare spazio alle altre donne nella comunità per capire e chiarire i problemi dalla loro prospettiva. Capisco il valore di condividere esperienze e di avere il supporto di persone in posizioni simili, ho fatto parte di gruppi di donne all’inizio della mia carriera. In particolare, quando lavoravo come sviluppatrice software/ricercatrice in Giappone, ho fatto parte della comunità Systers email (fondata da Anita Borg, e adesso parte dell’Istituto Anita Borg, http://www.anitaborg.org/initiatives/systers/). A quel tempo, quando mi sentivo una minoranza isolata (a causa del sesso, esasperata dalla cultura), la lista Systers mi ha dato veramente supporto. Sapere che potevo trovare persone con esperienze simili e anche soluzioni al tempo stesso è stata per me una vera benedizione. Spero che il gruppo Donne Ubuntu possa fornire un supporto simile all’interno della comunità Ubuntu. Il progetto fu creato con una mailing list e lanciato lo scorso Linux Day in molte città italiane. Venne scritto un comunicato stampa congiunto e pubblicato su blog, social network e alcune riviste.
Linea 85: Linea 77:
AG: visto che il passaggio a CEO dovrebbe completarsi il 1 Marzo 2010, significa che annuncerai tu il nome (della prossima versione di Ubuntu) -M, o lo farà ancora da Mark? Tu starai aprendo UDS-M come nuovo CEO. Hai pensato come ispirerai e incoraggerai e manterrai alti l’esaltazione e livelli di energia, per rimanere pronti e costanti durante l’UDS?
Linea 87: Linea 78:
JS: bella domanda! Mark e io non abbiamo ancora discusso il nome -M... magari infilo questo privilegio nelle mansioni del mio nuovo lavoro. Con rispetto all’UDS, sono sempre sorpresa dall’esaltazione e livelli di energia mostrati in quelle occasioni. Ma penso che questo sia dovuto chiaramente alla comunità Ubuntu - i LoCo team, sviluppatori, traduttori, scrittori di documentazione, promotori, ecc. Il mio lavoro è assicurare che Canonical possa continuare a fornire il posto, l’infrastruttura e l’opportunità che succeda la magia dell’UDS, ma è l’insieme della gente che partecipa all’UDS, in persona o da remoto, che forniscono questa energia. Al momento c'è una pagina wiki del progetto a http://www.fsugitalia.org/donne e anche un canale irc (#donne-softwarelibero) sulla rete freenode.net.
Linea 89: Linea 80:
AG: all’UDS-L, ho avuto l’opportunità di intervistare Mark sulle strategie aziendali di Canonical. Qual è la tua strategia? Gliel’ho chiesto proprio quando ha nominato 10.04, Lucid Lynx, riferendosi a un predatore dalla mente lucida. Mi devo stupire se adesso questo descrive te, e il tuo piano per espandere il mercato aziendale con il rilascio LTS?
Linea 91: Linea 81:
JS: non aspettatevi clamorosi cambi di strategia quando assumerò il mio nuovo ruolo. Mark e io abbiamo avuto una stretta collaborazione, e siamo d’accordo sulla nostra attuale strategia. Abbiamo stili ed esperienze diverse, e questo porta inevitabilmente a decisioni diverse, ma il punto di partenza per il mio incarico come CEO è costruire sugli attuali successi e strategie di Canonical, non pulire la casa o cambiare direzione. Alcuni hanno chiesto le ragioni di un simile sforzo ma i dati sul coinvolgimento femminile nell'open source sono incontrovertibili: sembra che siano donne meno del 5% di coloro che lavorano nel FLOSS e ciò rende le donne una grossa minoranza nel mondo del software libero.
Linea 93: Linea 83:
AG: Jane, grazie ancora per averci concesso il tempo per l’intervista, e congratulazioni per il tuo nuovo ruolo di CEO in Canonical. L'intenzione di questo gruppo, che è completamente indipendente da ogni singolo progetto o distribuzione, è divenire un luogo in cui le donne (e gli uomini) che contribuiscono ai differenti progetti di software libero possano incontrarsi, discutere e incoraggiare la partecipazione delle donne attraverso discorsi, eventi, conferenze e qualsiasi specie di iniziativa di marketing e promozione possa essere intrapresa. Inoltre un punto importante nella nostra lista delle Cose da Fare è formare e promuovere alcuni relatori, che provengano da esperienze diverse, a parlare di loro e presentare i loro esempi per mostrare che le donne hanno molto da dare e hanno solo bisogno di essere abbastanza coraggiose da mettesi alla prova.


Linea 106: Linea 99:
CategoryComunita CategoryComunitaFcm

Donne Ubuntu 2

Traduzione italiana

Scritto da Silvia Bindelli e Flavia Weisghizzi

Solo un paio di mesi fa l'Italia ha raggiunto un grande obiettivo connesso alle donne nel movimento free, libre e open source con la fondazione di un nuovo gruppo donne@softwarelibero.it ( “donne” è la parola italiana per “women”) che include donne e uomini attivi in vari progetti open source.

La storia di questo gruppo è intimamente connessa al progetto Ubuntu Women.

Flavia Weisghizzi e Silvia Bindelli, entrambe membri dell'Ubuntu Women Team, si incontrarono nel 2009 e discussero dei problemi che avevano con la tecnologia e delle opportunità date loro dalla comunità di Ubuntu. Conclusero che, per incoraggiare la partecipazione delle donne nel progetto Ubuntu, avrebbero dovuto iniziare con quelle più vicine a loro.

Molte persone in Italia si sentono a disagio nel parlare in una lingua straniera a causa della mancanza di fiducia nelle loro capacità linguistiche, così iniziare a scrivere a una mailing list in inglese o nei canali irc potrebbe essere percepito come una ulteriore barriera alla partecipazione.

Questa è la ragione perché, di concerto con l'Ubuntu Women Team e dopo discussioni con altri membri dell'Italian LoCo Team, decisero di creare una sezione locale dell'Ubuntu Women Team che principalmente è costituita intorno ad una mailing list in italiano dove traducono in italiano le notizie principali del Team internazionale e aggiungono notizie su eventi e iniziative locali.

Alcuni mesi dopo si tenne DUCC-IT (Debian Ubuntu Community Conference Italy) che raccolse insieme persone di entrambe le comunità e a cui partecipò, fra gli altri, Stefano Zacchiroli attuale Leader del Progetto Debian. Durante questa conferenza Silvia e Flavia incontrarono donne italiane del Progetto Debian e discussero con loro le ragioni della bassa partecipazione delle donne nei progetti di software libero. Sorse da questo e dalle discussioni col pubblico l'idea di un gruppo italiano che raccolga insieme donne coinvolte nel software libero.

Alcune donne del Progetto Fedora si offrirono subito di partecipare ad una tale rete e, nonostante le differenze di distribuzione, sedettero tutte intorno allo stesso tavolo.

Il progetto fu creato con una mailing list e lanciato lo scorso Linux Day in molte città italiane. Venne scritto un comunicato stampa congiunto e pubblicato su blog, social network e alcune riviste.

Al momento c'è una pagina wiki del progetto a http://www.fsugitalia.org/donne e anche un canale irc (#donne-softwarelibero) sulla rete freenode.net.

Alcuni hanno chiesto le ragioni di un simile sforzo ma i dati sul coinvolgimento femminile nell'open source sono incontrovertibili: sembra che siano donne meno del 5% di coloro che lavorano nel FLOSS e ciò rende le donne una grossa minoranza nel mondo del software libero.

L'intenzione di questo gruppo, che è completamente indipendente da ogni singolo progetto o distribuzione, è divenire un luogo in cui le donne (e gli uomini) che contribuiscono ai differenti progetti di software libero possano incontrarsi, discutere e incoraggiare la partecipazione delle donne attraverso discorsi, eventi, conferenze e qualsiasi specie di iniziativa di marketing e promozione possa essere intrapresa. Inoltre un punto importante nella nostra lista delle Cose da Fare è formare e promuovere alcuni relatori, che provengano da esperienze diverse, a parlare di loro e presentare i loro esempi per mostrare che le donne hanno molto da dare e hanno solo bisogno di essere abbastanza coraggiose da mettesi alla prova.

Note alla traduzione

Revisione

Scritto da Silvia Bindelli e Flavia Weisghizzi

Solo un paio di mesi fa l'Italia ha raggiunto un grande obiettivo connesso alle donne nel movimento free, libre e open source con la fondazione di un nuovo gruppo donne@softwarelibero.it ( “donne” è la parola italiana per “women”) che include donne e uomini attivi in vari progetti open source.

La storia di questo gruppo è intimamente connessa al progetto Ubuntu Women.

Flavia Weisghizzi e Silvia Bindelli, entrambe membri dell'Ubuntu Women Team, si incontrarono nel 2009 e discussero dei problemi che avevano con la tecnologia e delle opportunità date loro dalla comunità di Ubuntu. Conclusero che, per incoraggiare la partecipazione delle donne nel progetto Ubuntu, avrebbero dovuto iniziare con quelle più vicine a loro.

Molte persone in Italia si sentono a disagio nel parlare in una lingua straniera a causa della mancanza di fiducia nelle loro capacità linguistiche, così iniziare a scrivere a una mailing list in inglese o nei canali irc potrebbe essere percepito come una ulteriore barriera alla partecipazione.

Questa è la ragione perché, di concerto con l'Ubuntu Women Team e dopo discussioni con altri membri dell'Italian LoCo Team, decisero di creare una sezione locale dell'Ubuntu Women Team che principalmente è costituita intorno ad una mailing list in italiano dove traducono in italiano le notizie principali del Team internazionale e aggiungono notizie su eventi e iniziative locali.

Alcuni mesi dopo si tenne DUCC-IT (Debian Ubuntu Community Conference Italy) che raccolse insieme persone di entrambe le comunità e a cui partecipò, fra gli altri, Stefano Zacchiroli attuale Leader del Progetto Debian. Durante questa conferenza Silvia e Flavia incontrarono donne italiane del Progetto Debian e discussero con loro le ragioni della bassa partecipazione delle donne nei progetti di software libero. Sorse da questo e dalle discussioni col pubblico l'idea di un gruppo italiano che raccolga insieme donne coinvolte nel software libero.

Alcune donne del Progetto Fedora si offrirono subito di partecipare ad una tale rete e, nonostante le differenze di distribuzione, sedettero tutte intorno allo stesso tavolo.

Il progetto fu creato con una mailing list e lanciato lo scorso Linux Day in molte città italiane. Venne scritto un comunicato stampa congiunto e pubblicato su blog, social network e alcune riviste.

Al momento c'è una pagina wiki del progetto a http://www.fsugitalia.org/donne e anche un canale irc (#donne-softwarelibero) sulla rete freenode.net.

Alcuni hanno chiesto le ragioni di un simile sforzo ma i dati sul coinvolgimento femminile nell'open source sono incontrovertibili: sembra che siano donne meno del 5% di coloro che lavorano nel FLOSS e ciò rende le donne una grossa minoranza nel mondo del software libero.

L'intenzione di questo gruppo, che è completamente indipendente da ogni singolo progetto o distribuzione, è divenire un luogo in cui le donne (e gli uomini) che contribuiscono ai differenti progetti di software libero possano incontrarsi, discutere e incoraggiare la partecipazione delle donne attraverso discorsi, eventi, conferenze e qualsiasi specie di iniziativa di marketing e promozione possa essere intrapresa. Inoltre un punto importante nella nostra lista delle Cose da Fare è formare e promuovere alcuni relatori, che provengano da esperienze diverse, a parlare di loro e presentare i loro esempi per mostrare che le donne hanno molto da dare e hanno solo bisogno di essere abbastanza coraggiose da mettesi alla prova.

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